domenica 29 gennaio 2017

Il messaggio del migrante

Quando assisto ad un dibattito in TV tra opinionisti e politici pro e contro immigrazione sembra di guardare una lotta tra cani che si contendono lo stesso osso già spolpato da altri. Non faccio distinzione tra migranti e clandestini, lascio queste differenze ai professionisti della politica.
Le scene arrivate dai Balcani di gente che vive da mesi nelle tende in condizioni proibitive, aspettando in fila sotto la neve un pasto caldo, non si vedevano in Europa dalla fine dell'ultima guerra mondiale. Intanto l'Ungheria di Orban costruisce muri anti migranti e in molti altri paesi europei il dibattito si fa sempre più acceso intravedendo l'ascesa dei partiti nazionalisti. Dall'altra parte dell'oceano Trump alza muri ai confini col Messico e blocca l'ingresso in Usa a cittadini di sette paesi musulmani invischiati col terrorismo. Se solo gli indiani d'America avessero eretto muri contro la colonizzazione violenta degli europei probabilmente vivremmo in un mondo diverso. Bisogna stare attenti nel costruire muri, si potrebbe finire per rimanere intrappolati nelle mani di chi voleva proteggerci. Il pericolo più grande è un ritorno al nazionalismo ma sembra che non riusciamo ad imparare nulla dal passato. I tedeschi negli anni '30 furono convinti dai nazisti che l'origine della loro miseria era da attribuire agli ebrei. Trovare sempre il capro espiatorio è la via più facile da seguire invece di riconoscere la propria incompetenza. 
Se un immigrato sta in albergo e un italiano per strada è colpa del migrante o dello stato? Non ci sono abbastanza soldi dicono. Io invece dico che di soldi ce ne sono fin troppi. Solo che sono spesi male e distribuiti peggio. Se non sappiamo affrontare un abbondante nevicata e appena piove un po di più i torrenti esondano, e se non abbiamo ancora sconfitto le mafie di chi è la colpa? Se all'estero il costo del lavoro è minore, i salari sono più bassi e per questo siamo invasi da prodotti stranieri che creano concorrenza sleale di chi è la colpa? Delle multinazionali che si servono di manodopera sottopagata o di chi accetta queste paghe da fame? Questo tipo di globalizzazione incentrata sull'economia non può funzionare. Perché produce ricchezza solo per pochi, quelli che sono già ricchi. Se nel mondo l'1% possiede la metà del patrimonio mondiale c'è da chiedersi se il capitalismo è davvero il più efficace. Un sistema che permette tale arricchimento spropositato è quanto meno da mettere in discussione. Ma gli economisti elogiano la new economy come un dogma. E' come chiedere all'oste se il vino è buono. Quel che vogliono fare in Italia è ormai palese, importare gente disperata che accetti salari più bassi, per creare concorrenza al ribasso con gli italiani e per togliere diritti ai lavoratori abbassando la dignità e gli stipendi. Gli immigrati sono solo un arma di distrazione, un falso problema. Come veniamo usati noi quando ci dividiamo in fazioni schierandoci tra i vari partiti politici così sono adoperati per creare contrasti, aizzarci l'uno contro gli altri da politici ottusi. Anche perché dietro questi flussi di migranti ci potrebbe essere la mano invisibile di qualcuno come George Soros. Uno dei più grandi speculatori finanziari della storia. Oppure è l'attuazione del "piano Kalergi", fautore di una società multietnica. Se è giusto ammettere che non possiamo accogliere tutti è pur vero che dobbiamo permettere a quella gente di avere un motivo per rimanere nella loro terra, creare condizioni stabili e di prosperità nei loro paesi. Li abbiamo sfruttati nel corso dei secoli per mantenere il nostro benessere e ora ne paghiamo le conseguenze. 
Ci siamo mai chiesti veramente cosa spinge questi esseri umani ad abbandonare la loro terra, i loro affetti, ed intraprende un lungo viaggio rischiando la vita, finendo vittime di aguzzini senza scrupoli a cui devono elargire cospicue somme di denaro, per poi. attraversare il deserto e infine il mare su imbarcazioni di fortuna. E una arrivati qui diventato guadagni per le cooperative. Dietro tutto questo c'è una disperata speranza in un futuro migliore. Non possiamo comprendere cosa hanno visto quegli occhi, quanto il loro cuore ha tremato per gli orrori della guerra e per quanti giorni hanno patito la fame. Molti sono ragazzi giovani e aitanti notano alcuni. Ma cosa cambia? Se nel loro paese non hanno futuro? Non hanno diritto ad una possibilità come tutti? Solo per il fatto di essere nati in quei luoghi la loro vita deve essere destinata alla miseria? Qualcuno può reputarsi padrone del mondo ed impedire la libertà di sognare? Io provo stima per chi non si arrende al proprio destino e lotta per la propria vita. Scappano anche se le loro terre sono ricche di vegetazione e di una varietà di fauna incredibile, traboccano di giacimenti di gas e di petrolio, di materie prime, di metalli preziosi. Nonostante queste condizioni favorevoli non riescono a vivere degnamente. Il motivo è lo stesso per cui i ragazzi italiani sono costretti ad andare all'estero. Per colpa dell'incapacità e corruzione della classe dirigente che invece di incentivare le condizioni per creare ricchezza per i cittadini lo fa solo per le multinazionali e cooperative di partito. La ricchezza è nelle mani di pochi. Hanno una mentalità diversa dalla nostra, non possono integrarsi, contestano molti. Beh fino agli anni '70 anche noi avevamo una mentalità da sharja. L'arretratezza economica e strutturale di un paese non permette lo sviluppo culturale dello stesso. Se non c'è benessere lo sviluppo delle idee è limitato perché tutte le energie sono usate per sopravvivere. Ora capite perché ci tengono ad un livello economico appena sufficiente per vivere, così, presi dai problemi quotidiani non abbiamo tempo per sviluppare un pensiero nuovo. Lì come in Italia la classe dirigente corrotta ha svenduto la ricchezza del territorio alle multinazionali e piccoli gruppi locali di potere, che sfruttano l'immensa ricchezza a disposizione in cambio di royalty ridicole e di mazzette per i politici locali, nelle tasche dei cittadini arrivano pochi spiccioli. Si arricchiscono solo in pochi e il resto muore di fame. Se aggiungiamo che alcuni paesi vengono anche destabilizzati sistematicamente con guerre, vedi Iraq, Siria e Libia il quadro è completo. Ciò avviene perché quelle zone devono cambiare gestione, passando sotto il controllo di presidenti fantocci e compiacenti, che affidino lo sfruttamento delle risorse a multinazionali, la ricostruzione alle grandi compagnie edili americane ed europee. Alcuni paesi non hanno ricchezze da esportare e vengono dimenticati da tutti. Perché nessuno stato combatte i terroristi islamici in Sudan? Perché lì non c'è niente da depredare. Al massimo si può ricavare qualcosa dalla vendita delle armi. Ma perché non si ribellano a questa situazione? Perché ogni tentativo di ribellione viene soffocata nel sangue. I diritti civili e umani non sono garantiti, in quei paesi la tortura è uno strumento largamente abusato, come ci ricorda la fine del povero Regeni. L'Onu è uno strumento pressoché inutile in queste faccende. Avete mai visto ribellioni in Italia durante il fascismo? Solo quando il regime è stato indebolito dalla guerra i partigiani hanno avuto la possibilità di combattere alla pari.
Ricordiamoci che siamo stati dei migranti anche noi italiani e non tutti hanno dato lustro alla nostra nazione. 
Tra i migranti potrebbero nascondersi delinquenti e terroristi. Ma la paura non può fermare la solidarietà. Mi spaventa di più la delinquenza locale, mi preoccupa maggiormente la droga che ogni anno fa più morti del terrorismo, le mafie, i politici corrotti, l'abuso di potere, l'infiltrazione massonica negli apparati statali. Questi sono i miei nemici. Se il terrorista ti uccide una sola volta la criminalità e la cattiva amministrazione ti uccide tutti i giorni.perché ogni giorno ci ruba un pezzo di libertà e di futuro. L'immigrazione può dare uno scossone al nostro torpore. Il migrante ci insegna a lottare, a non arrenderci, a sperare. Quando considereremo l'immigrato come un alleato nella lotta contro il potere invece che un nemico allora avverrà la vera rivoluzione. Se non proviamo un minimo di compassione verso gli immigrati rischiamo di perdere qualcosa di più di qualche euro, rischiamo di perdere il senso di umanità e fratellanza.


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