«I mezzi-saggi che, riconoscendo la
parte di irreale che è nell’universo, credono di poterne infrangere le leggi, sono in realtà,
soltanto degli sciocchi, che, per la loro pazzia, finiranno con lo spaccarsi la testa sulle rocce,
vinti dagli elementi. I veri saggi, invece, che sanno qual’è la natura dell’universo, usano la Legge
contro le leggi, ciò che è più elevato contro quel che è più in basso; e riescono a tramutare
l’indegno in degno con l’alchimia mentale. E’ per tutto ciò, che essi sono dei vincitori. Le
conoscenze più alte non consistono in strani sogni, assurde visioni o immagini fantastiche; ma nel
sapersi servire delle energie più alte contro le più basse, sottraendosi alle sensazioni dolorose
dei piani più bassi, con opportune vibrazioni sui più alti. La grande arma dei Maestri è la
trasmutazione, non la vana negazione!»
Il Kybalion
Quando il TUTTO dà inizio alle sue
creazioni, assieme al principio di polarità, si manifesta inequivocabilmente il
paradosso dell’universo. Esser consapevoli di ciò, significa
oltrepassare la linea che separa i mezzi-saggi dai saggi. Se per il TUTTO, l’universo con le
sue leggi, fenomeni, vita e potenza appare nello stato di sogno, di meditazione, per noi esseri
finiti, fa parte della realtà, e ugual sorte hanno la vita, l’azione, il pensiero. Il tutto pur nella consapevolezza della
sua natura immaginaria, mentale. Ad ogni piano le sue leggi. Male sarebbe per l’universo se il
TUTTO lo considerasse reale! Cesserebbe il continuo tenere verso l’alto, il divino, e l’universo
diverrebbe un qualcosa di immobile, statico, privo di progresso. Chi si ostina a voler pensare
all’universo come a qualcosa di irreale, finisce per farlo divenire veramente tale, cosicché prende a
vivere come un sonnambulo, girando sempre in tondo, per ritrovarsi al punto di partenza; finché
svegliatosi, si ritrova contuso e sanguinante per aver cozzato con quelle leggi di natura che
si è ostinato a ignorare. Rivolgete pure i vostri occhi alle
stelle, ma non scordate di guardare dove mettete i piedi, potreste scivolare nel fango! Tenete a
mente il « divino paradosso », per cui l’universo, mentre NON E’, E’ tuttavia. Ricordate anche i due poli della
verità, assouto e relativo, non lasciatevi convincere dalle mezze verità. Questa legge del paradosso ermetico,
non è altri che uno degli aspetti del principio di polarità, in riferimento al quale
molte pagine sono state scritte dagli ermetici, nella trattazione dei problemi di vita ed essere. I
maestri, infatti, ricordano frequentemente ai loro discepoli, di non lasciarsi tentare dall’errore di
omettere, in ogni problema, « l’altra parte», e in particolar modo raccomandano molta attenzione coi
problemi riguardanti l’assoluto e il relativo, il punto debole di ogni filosofo, che portano a
pensare ad agire quasi si fosse privi del più elementare « senso comune ». Da parte nostra, raccomandiamo a tutti
gli interessati di scienze occulte la massima cautela per quel che concerne la
comprensione del « divino paradosso», onde non restino imbrigliati nella rete delle mezze
verità. E’ al raggiungimento di questo scopo
che verte particolarmente questa lezione, per cui tenetene il debito conto. Chi si rende conto che l’universo non
è che una creazione mentale del TUTTO, per prima cosa pensa che esso e tutto ciò
che contiene non è che un’illusione, un’irrealtà, qualcosa contro cui tutti i suoi istinti si
ribellano. Ma questa, come ogni altra grande verità, deve essere guardata sotto la luce sia del punto di
vista assoluto, che di quello relativo. Sotto il primo, si presenta dunque,
come illusorio, innaturale e fantasmagorico rispetto al TUTTO in se. Riconosciamo però questa validità
anche al secondo, in quanto parliamo del mondo come di quel « complesso di cose »
che muta continuamente, nasce e muore, poiché l’idea di mobilità, di finitezza, di
non-sostanzialità, è sempre unita a quella di una creazione; anche qualora questa sia in antitesi con
l’idea del TUTTO, senza con ciò pregiudicare le nostre convinzioni sulla natura di ambedue.
Tutti sono d’accordo su questo: il teologo, il metafisico, lo scienziato, il filosofo, e la stessa
teoria è presente in ogni forma di pensiero filosofico o religioso, come anche nei postulati
delle scuole di metafisica e di teologia. Per cui, sebbene il modo in cui il
soggetto è mostrato ai lettori, sia, seguendo gli insegnamenti ermetici, assai più strano e
impressionante, predicando la non-sostanzialità dell’universo,
pure, esso non differisce molto, nella sua
essenza, da termini a voi molto più familiari. Per ogni corrente intellettuale o
filosofica, quel che ha un inizio e un termine, non può non sembrare irreale, immaginario, data la
sua finitezza; quindi, lo stesso ragionamento è applicabile anche all’universo. Per cui, basandoci sulla visione
assolutistica, niente è reale tranne il TUTTO; senza con ciò pregiudicare il modo o la terminologia
con i quali ci si può accostare all’argomento. Da ciò, che l’universo sia o meno di materia,
limitato nella sua durata o essenziale, esso è sempre un qualcosa formato da tempo, spazio, e in
incessante modificarsi. Prima di concepire un’idea sulla
natura men tale dell’universo, è necessario tener conto di questo fatto, valido anche per ogni
altra concezione. Ricordiamoci però, che esiste anche il
rovescio della medaglia, dato dal punto di vista relativo. Se la definizione della « verità in
assoluto » è: « cose come le conosce la mente di Dio », quella
relativa sarà: « cose come sono viste
e intese dall’uomo nelle sue più alte accezioni ». Quindi, l’universo è per il TUTTO
irreale, frutto di sogno o di meditazione, mentre per le menti finite, che fanno parte di questo
stesso universo, esso può non essere, in quanto visto da menti e poteri mortali, qualcosa di
più che reale. Pur mantenendo come valida la visione
assolutistica, bisogna ricordare che noi non siamo il TUTTO e che quindi non dobbiamo
erroneamente ignorare o negare i fenomeni dell’universo, come si presentano alle nostre menti
umane. Ad esempio, ben sappiamo qual’è, ai nostri sensi, la sensazione di « esistenza »
della materia, e assai imbarazzante sarebbe affermare il contrario. Tutto questo, anche se
sappiamo che, scientificamente, non esiste quel qualcosa che chiamiamo con tanta sicurezza,
«materia». In realtà, diamo questo nome ad un aggregato di atomi, i quali, a loro volta, non
sono che l’unione di ioni ed elettroni, cioè di unità di energia che vibrano in costante movimento
circolare. Malgrado ciò, se noi diamo un calcio ad una pietra, ne sentiamo la resistenza come
fosse una materia fissa, questo perché il piede è come la materia costituito di elettroni, e
quindi sente l’urto della massa e lo trasmette ai centri nervosi, cosicché questa sensazione
materiale raggiunge il cervello. D’altra parte è proprio grazie alla nostra mente che possiamo
avere nozione del piede o della pietra. Lo stesso processo avviene al pittore o allo scultore,
quando tenta di riprodurre sulla tela o nel marmo
quell’immagine ideale che, a lui,
sembra reale. Anaogamente avviene per i personaggi creati dalla mente dell’autore drammatico,
quando cerca di esprimerli in modo che possano essere sentiti anche da gli altri. Ma se
questa sensazione di realtà è così forte nelle nostre menti
finite, immaginiamo come dev’essere
infinitamente più potente per quel che concerne le immagini mentali create nella mente
dell’infinito! Per noi mortali il nostro universo mentale è
l’unica realtà di cui abbiamo nozione,
malgrado andiamo sempre più in alto, innalzandoci da piano a piano. Conoscerlo attraverso
l’esperienza, significherebbe essere il TUTTO. Naturalmente, più andiamo avanti sulla
scala, più ci avviciniamo alla Mente Infinita, mentre ci diviene sempre più evidente la natura
illusoria delle cose; nonostante ciò; ne rimarrà una pur minima traccia, finché il TUTTO non
sarà giunto ad Incorporarci. Evitiamo di soffermarci troppo sull’evidenza dell’illusione,
ma riconosciamo invece per vera la natura dell’universo e le sue leggi mentali, che dobbiamo
adoperare per ricavare gli effetti migliori nella nostra ascensione onde passare più
rapidamente ai piani supremi dell’Essere. Non perché questo ha una natura mentale, vengono meno le
leggi dell’universo, poiché tutto, tranne il TUTTO, è soggetto ad esse. Quel che si trova nella «MENTE
INFINITA DEL TUTTO » è « reale » proporzionatamente alla realtà propria della sua natura. Dato ciò, non bisogna mai essere
insicuri o avere paura, poiché il TUTTO CI CONTIENE NELLA SUA MENTE INFINITA, e da nessuna
cosa abbiamo da temere perché nulla ci può essere dannoso; niente e nessuno tranne
il TUTTO ci può toccare. Questa deve, come abbiamo detto, essere la nostra sicurezza,
sempre che si sia compreso quanto sopra indicato; la capacità di lasciarsi cullare dall’oceano
della Mente Infinita, di addormentarsi con ogni conforto, nella Culla del Profondo. Ricordiamo che nel
«TUTTO VIVIAMO, AGIAMO ED ABBIA MO LA NOSTRA ESSENZA». Non perché sappiamo che essa è
costituita da aggregati di elettroni e di energia in movimento rotatorio che vibrano incessantemente
nelle formazioni atomiche, consideriamo la materia meno «materia, »! Così gli atomi,
nella loro vibrazione, danno luogo alle molecole, che a loro volta formano strati di materie più
grandi. Ma anche se ci rendiamo conto, grazie ai dettami ermetici, che le unità di elettroni
costituenti le «forze », non sono altro che una manifestazione mentale del TUTTO, la materia continua
ad avere per noi, le antiche caratteristiche. Ma, come fa gran parte dei maestri di
ermetismo, pur riconoscendo sul loro piano i fenomeni materiali, vi riesce a controllare la
materia con l’applicazione di energie di specie più elevata. Negare la esistenza della materia,
nell’aspetto relativo, sarebbe pura follia. Si può non riconoscere il suo dominio su di noi, ed è giusto
che sia così, ma non si può ignorarlo, nel suo aspetto relativo, almeno fin ché sostiamo sul
suo piano. Allo stesso modo, il sapere che le
leggi di natura sono semplicissime creazioni mentali, non toglie nulla alla loro costanza o alla
loro efficienza. Il loro effetto si manifesta su diversi
piani. Noi impariamo a servirci delle leggi più basse, applicando quelle più alte; né
abbiamo altro mezzo per ottenere lo stesso effetto; però non possiamo sfuggire definitivamente alla
legge o superarla completamente. Solo il TUTTO può farlo, perché il TUTTO è la LEGGE
suprema da cui derivano le altre. I maestri di grado superiore hanno tutti quei poteri che
noi, normalmente, riteniamo essere attributi esclusivi degli Dei, come ci sono, nella scala di
valori potenziali della gerarchia della vita, esseri la cui potenza è superiore a quella dei più
grandi maestri fra gli uomini, il cui potere è inconcepibile ai mortali; eppure, anche il più
grande fra essi, deve sottostare alla Legge ed essere un « nulla » di fronte al TUTTO. Se quindi, anche
questi esseri supremi con poteri superiori a quelli
immaginati dagli uomini per i loro dei,
devono sottostare alla « grande legge », consideriamo un attimo quanto sia presuntuoso
l’uomo, quando osa considerare la natura con le sue leggi, come irreale, essendo il solo in grado
di dire che le leggi sono di natura mentale e quindi solo delle creazioni del TUTTO. Ma queste
leggi, che secondo i voleri dei TUTTO, sono leggi che «governano», non possono essere
trascurate, né sfidate; finché esisterà l’universo, esse dureranno, poiché è grazie ad esse
che l’universo esiste ed ha un riscontro, un’aderenza, in ogni sua parte. Il principio ermetico del mentalismo
non muta la vita, l’evoluzione, le Ieggi scientifiche dell’universo, pur spiegandone la sua
vera natura. La scienza stessa prende molto dagli
insegnamenti ermetici. Da essi si può solo dedurre che la natura dell’universo è mentale,
mentre la scienza d’oggi ci dice che essa è materiale, o meglio, « energia ». L’ermetismo può benissimo
affiancarsi a Spencer nel dire che c’è « un’energia eterna ed
infinita da cui derivano tutte le cose ». In effetti, gli ermetici riconoscono in
Spencer e nella sua filosofia, l’espressione più alta e completa che l’umanità abbia mai
posseduto delle leggi e dei processi naturali; anzi ritengono che il grande filosofo non sia altri
che la reincarnazione di un filosofo antico, vissuto in Egitto migliaia d’anni or sono e che si è
poi reincarnato nel filosofo greco Eraclito, vissuto intorno al 500 a.C. Il suo postulato dell’«
energia eterna ed infinita » viene da esso visto sullo stesso filo dei dettami ermetici, cui aggiungono la
loro dottrina particolare, per cui l’energia nominata da Spencer, è « l’energia della mente
del «TUTTO». Servendosi della filosofia ermetica, chi si interessa di Spencer, potrà afferrare
molte delle sue più care concezioni filosofiche, che rispecchiano inequivocabilmente i
risultati della profondità della sua preparazione, resa possibile dalle sue precedenti incarnazioni. Infatti le sue teorie sull’evoluzione
e il ritmo, sono quasi in completo accordo con gli insegnamenti ermetici sullo stesso
principio. Per cui allo studioso ermetico non è
chiesto di negare alcuna delle sue visioni scientifiche sull’universo e la sua natura. Gli è
solo chiesto di ricordare il principio fondamentale: «TUTTO E’ MENTE», «L’UNIVERSO E’ MENTALE ». I rimanenti sei principi, combaceranno
perfettamente con le sue cognizioni scientifiche, ed anzi, serviranno a rendere più chiari
alcuni concetti oscuri. Tutto questo non ci deve rendere
perpIessi, basterà notare che la filosofia greca, su cui ha le sue basi ogni teoria scientifica
moderna, molto derivò dall’antica filosofia ermetica. L’unico grande punto di contrasto tra
la scienza odierna e il pensiero ermetico, è l’accettazione del primo principio; per il resto, la
scienza avanza gradatamente verso i postulati ermetici nel suo procedere attraverso tentativi,
dall’oscurità in cui si trova, alla ricerca della verità. Tutta questa lezione verte ad
imprimere, nella mente del lettore, il concetto che l’universo, le sue leggi ed i suoi fenomeni, sono e
debbono essere per l’uomo, tanto reali, sotto ogni riguardo, quanto lo sono secondo il
materialismo i fautori dell’energetismo. Pur lasciando adito a qualsiasi ipotesi, non bisogna
dimenticare che I’universo, visto esternamente, è mutabile, soggetto a flussi continui e del tutto
transitorio, vale a dire, non-sostanziale ed irreale. Però, col tener conto dell’altra faccia
della realtà e conservando le stesse ipotesi, siamo obbligati a VIVERE ed AGIRE come se, quel che
sappiamo essere transitorio, fosse invece reale e sostanziale; ma con una differenza:
nelle antiche credenze, il potere mentale era del tutto ignorato come forza naturale, ora,
grazie al mentalismo, viene considerato la più grande forza naturale. Quest’unica differenza, per
quelli che ne comprendono la portata, le leggi che ne conseguono, e la sua applicazione
pratica, comporta tutto un ridimensionamento della vita stessa. Così, quasi tutti gli studiosi
riescono a comprendere i vantaggi del mentalismo ed imparano a conoscere e a rendersi padroni delle
leggi che ne conseguono. Ma bisogna guardarsi dalla tentazione, che, come ammonisce il «
Kybalion », opprime il mezzo-saggio, il quale, quasi ipnotizzato dall’apparente
evanescenza delle cose, si muove come un sonnambulo in un mondo di sogni, inconsapevole ed ignaro
della vita vissuta, e alla fine, « costretto dagli elementi ad infrangersi contro le rocce a causa
della sua follia ». Giusto sarebbe invece, seguire
l’esempio dei saggi, che, come dice il « Kybalion », si servono della legge contro le leggi, di
ciò che è più in alto contro ciò che è più in basso, e grazie all’alchimia, tramutano «
quel che è indegno in degno e desiderabile, e giungono così al vero trionfo ». Evitiamo quindi la mezza saggezza, (che
equivale a follia) che non fa rendere conto che, la più alta saggezza, non consiste di sogni
abnormi, visioni fantastiche, strani sistemi di vita; bensì d’impiego delle più alte energie
contro le infime, « sottraendosi così ai dolori dei piani più bassi, con vibrazioni su quelli più
alti ». Non dimentichiamo che «la trasmutazione è l’arma del maestro, non sciocca negazione ». Quanto abbiamo sopra detto è stato
preso dal Kybalion, quindi dev’essere ben ponderato. Quello in cui viviamo, non è un mondo
di sogni, bensì un universo che, pur essendo relativo, è per noi e la nostra vita, una
realtà. Nostro dovere, nell’universo, non è negarne ma VIVERE l’esistenza, nell’osservanza e
nell’uso delle sue leggi per salire a piani più elevati, nel
vivere adoperandosi quanto più è possibile,
senza tralasciare le circostanze che si presentano ogni giorno, per assurgere alle mete più
alte. A noi uomini di questo piano, non è
dato di conoscere il vero significato della vita, anche se c’è qualche eccezione; ma le voci di
maggior autorità, come pure il nostro intuito, almeno fino ad un certo punto, (in conformità
ai nostri migliori istinti e all’armonicità dell’universo), ci insegnano a vivere secondo questi
dettami, malgrado i tanti ostacoli che, sempre più numerosi, si frappongono sul nostro
cammino. Tutti siamo sul sentiero, e tendiamo inesorabilmente verso l’alto, anche
se a volte abbiamo bisogno di fermarci a riposare. Ricordare il messaggio del « Kybalion ».
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