1) Per la potenza della
Madre di Misericordia e di sapienza, Kwan-Yin il triplo
Kwan-Shai-Yin, che risiede in
Kwan-Yin-Tien-Fohat, alito della loro progenie, il figlio dei figli,
avendo fatto uscire dall’abisso inferiore
la forma illusoria di Sien-Tehan ed i sette elementi.
2) Il rapido e radiante
produce i sette centri Laya, contro i quali nessuno prevarrà fino al
gran giorno “Sii con noi”;
su queste fondamenta eterne è collocato l’Universo, circondando Sien- Tehan con i germi
elementari.
3) Dei sette - prima uno
manifesto - sei celati; due manifesti, cinque celati; quattro
manifesti, tre celati; quattro e uno
Tsan rivelati; due e mezzo celati; sei da essere manifesti, uno messo da parte. Finalmente, sette piccole
ruote che girano, una dando origine all’altra.
4) Egli le costruisce a
somiglianza delle ruote più antiche, collocandole sui centri
imperituri. Come le costruisce Fohat? Egli raduna la polvere
ignea. Fa globi di fuoco, corre attraverso e intorno a loro
infondendo vita, quindi li mette in moto,
alcuni in modo altri in un altro. Essi sono freddi ed egli li rende
roventi. Sono asciutti e li rende
umidi. Brillano e ventilando li raffresca. Così agisce Fohat da un crepuscolo all’altro
durante sette eternità.
5) Alla quarta, ai figli
è detto di creare le loro immagini. Un terzo rifiuta due
obbediscono. La maledizione è
pronunciata. Nasceranno nella quarta, soffriranno e faranno soffrire.
Questa è la prima guerra.
6) Le ruote più antiche
rotearono in basso ed in alto, gli ovuli materni riempivano il tutto.
Vi furono battaglie combattute fra
creatori e distruttori e battaglie combattute per lo spazio; il seme appariva e riappariva
continuamente.
7) Fa i tuoi calcoli o
Lanu se vuoi l’età precisa della tua piccola ruota. Il suo quarto
raggio è la nostra madre. Raggiungi
il quarto frutto del quarto sentiero di sapienza che conduce al Nirvana e comprenderai, poiché
vedrai.
Commentario alla Stanza VI
1) Per la potenza della
Madre di Misericordia e di sapienza, Kwan-Yin il triplo Kwan- Shai-Yin, che risiede in
Kwan-Yin-Tien-Fohat, alito della loro progenie, il figlio dei figli, avendo fatto
uscire dall’abisso inferiore la forma illusoria di Sien-Tehan ed i sette elementi. Kwan-Yin corrisponde al
sanscrito Vach (o Vak), ed è il principio femminile generatore. Quindi rappresenta la
natura madre, dalla quale tutto proviene e nasce. La sua prima espressione è nella
materia astratta, ossia nella matrice energetica da cui deriverà la materia fisica. Quest'energia madre
risiede nel Kwan-Yin-Tien (letteralmente: cielo melodioso del suono). E’ un sinonimo di
quello che, nella Bibbia, viene definito “il Verbo” o la parola
creatrice di Dio. E’ una vibrazione
che percorre la proto-materia dell’Universo per vitalizzarla, energizzarla e poter dar
quindi luogo alla manifestazione. Tutto ciò si attua
grazie a Fohat: Kwan-Yin-Tien-Fohat, che rappresenta l’Universo
formato. La sua energia fa uscire
dall’immanifesto (l’abisso inferiore), dalla forma energetica
della materia, la materia
stessa. Forma illusoria in quanto, come già spiegato, è transitoria
ed impermanente. Sien-Tehan, è anche il
nome con cui è designato l’Universo.
2) Il rapido e radiante
produce i sette centri Laya, contro i quali nessuno prevarrà fino al gran giorno “Sii con
noi”; su queste fondamenta eterne è collocato l’Universo, circondando Sien-Tehan
con i germi elementari. L’energia di Fohat
forma i sette centri Laya. Sono i livelli ed i sottolivelli
attraverso i quali si attua l’evoluzione e la
manifestazione di tutto l’esistente. Su questi livelli sarà basata
tutta l’esistenza fino al
momento in cui tutto ritornerà in seno all’Assoluto. E nulla potrà
mai trascendere dalle leggi
della natura che sono inserite in questi livelli. Queste sono le fondamenta
sulle quali è costruito l’Universo (Sien-Tehan). Ed in questo Universo, così
concepito, sono inseriti i “germi”, ossia le energie di base
dalle quali evolveranno la materia,
lo spirito e la vita.
3) Dei sette - prima uno
manifesto - sei celati; due manifesti, cinque celati; quattro manifesti, tre celati;
quattro e uno Tsan rivelati; due e mezzo celati; sei da essere manifesti, uno messo da
parte. Finalmente, sette piccole ruote che girano, una dando origine all’altra. I sette centri si
manifestano uscendo gradualmente ad uno ad uno dal piano delle
energie immanifeste, in cui erano
presenti potenzialmente. Di questi il centro Laya (superiore) resta celato nel piano
dell’immanifesto, in quanto è il tramite tra il piano fenomenico
ed i piani superiori. E’
quello che nell’uomo corrisponde al Sahasrara: il centro corona. Da questi centri Laya,
infine, vengono generati, con le stesse modalità, i sette Chakras,
le piccole sette ruote dalle
quali prenderà forma il corpo fisico umano.
4) Egli le costruisce a
somiglianza delle ruote più antiche, collocandole sui centri imperituri. Come le
costruisce Fohat? Egli raduna la polvere
ignea. Fa globi di fuoco, corre attraverso e intorno a loro infondendo vita, quindi
li mette in moto, alcuni in modo altri in un altro. Essi sono freddi ed egli li rende
roventi. Sono asciutti e li rende umidi. Brillano e ventilando li raffresca. Così agisce
Fohat da un crepuscolo all’altro durante sette eternità. Queste ruote sono come
dei vortici. Questa tipologia aggregativa della materia dall’energia è valida
sempre e comunque ad ogni livello di manifestazione. Così nel piccolo come nel grande.
Dai Chakras alle galassie. Ciò è valido per questo Universo come per quelli che ci hanno
preceduto e per quelli che ci seguiranno. E’ una legge eterna tramite la quale si forma
la materia dall’energia. Il mezzo mediante il quale si attua tutto questo è ancora Fohat. Egli agisce a livello
cosmico, radunando le polveri interstellari, forma dei vortici di aggregazione della
materia primordiale, dando l’energia per il moto rotatorio. Alcuni
si muovono in un senso,
altri in un altro. Ciò risulta
caratteristicamente per i Chakras. Questi centri, infatti, roteano
alternativamente in un senso o nell’altro,
orario o antiorario. L’aggregazione della
polvere cosmica provoca, a causa della pressione e dell’attrito, il riscaldamento dei primi
globi. Si cominciano così a formare dalla polvere cosmica, le prime stelle ed i primi
pianeti. Continua Fohat ad agire, raffreddando i globi che prima erano infuocati e
portando l’umidità e l’acqua che renderà possibile l’attecchire
della vita. E’ questo il modo in
cui agisce Fohat, durante tutto il tempo dell’Universo.
5) Alla quarta, ai figli
è detto di creare le loro immagini. Un terzo rifiuta due obbediscono. La
maledizione è pronunciata. Nasceranno nella quarta, soffriranno e faranno soffrire. Questa
è la prima guerra. Per quarta si intende il
quarto periodo della storia della Terra. Innumerevoli eoni sono trascorsi. Era questo il
periodo in cui questo globo si era ormai consolidato ed era pronto a ricevere la vita. Durante
questa quarta era, quella del consolidamento delle energie in materia, anche le Entità
Spirituali che erano legate alle energie della materia, dovranno necessariamente seguire
la stessa sorte, quindi incarnarsi in corpi fisici. Qui questo evento, visto
come una condanna, in realtà è una necessità, un obbligo dato dalle leggi della natura.
Senza la discesa di queste energie, non potrebbe esistere la materia, e quindi neanche
corpi fisici atti a ricevere uno spirito in evoluzione. E’ la caduta dello
spirito nella materia, ciò che nelle tradizioni religiose è
definito come “la caduta degli angeli”.
Quest’evento viene visto come una maledizione perché implica la discesa dal mondo delle
cause al mondo degli effetti. Obbligando queste entità ad una crescita che dovrà
avvenire tramite le esperienze e le sofferenze nella vita terrena. Ma questi sono dei passi
indispensabili se si vuole crescere spiritualmente per tornare alla fonte della luce. Queste
Entità Spirituali, che d’ora in poi chiamerò monadi, sono come scintille di luce, cadute
nel buio della materia. La loro coscienza è presente solo allo stato latente. E’ solo
tramite le esperienze nel mondo della materia che potranno
riacquisirla e perfezionarla. Noi ci troviamo
attualmente su questa strada e possiamo attuare ciò solo durante innumerevoli periodi di
ascese e ricadute, finché non si riuscirà a sorpassare la necessità
di incarnarsi nel mondo
della materia sublimandolo mediante l’esperienza attraverso di
esso. Questa è una necessità:
non si può evolvere dallo stato di materia se non si passa attraverso la sua
esperienza. La monade dovrà, durante
il percorso della sua evoluzione, passare da uno stato di oggettività incosciente
ad uno stato di oggettività cosciente, passando attraverso una soggettività cosciente. Cercherò ora di spiegare
questi passaggi. L’energia vitale, che
gli indiani chiamano con il nome di prana, permea tutto l’esistente.
E’ un’energia che è già
insita nella struttura più intima della materia, scorre attraverso
di essa ed è da questa che gli
esseri viventi la attingono. E’ come una sorgente, può trovarsi
più o meno profonda nella
terra, visibile ed alla portata di tutti, o profonda e nascosta, ma
pur sempre presente in essa e
latente, pronta ad essere manifestata in ciò che vive. Essendo quindi già presente
nelle rocce, è da queste che passa al terreno, alle piante, agli
animali... all’uomo, dove si
esprime infine al livello di coscienza. Se non ci fosse vita, non
ci potrebbe essere esternazione della coscienza. La vita è il mezzo
attraverso il quale ha modo di esprimersi la coscienza spirituale
nella molteplicità degli
esseri. Quindi la coscienza è più o meno manifesta, come può
esserlo similmente la vita. Nelle rocce semplicemente
scorre, è l’energia della terra che si esprime nel Feng-shui e nelle energie
geo-telluriche, ciò nonostante le vivifica e le unisce nella stessa
vita. Così si può dire che l’intera
Terra, e a loro volta le aggregazioni minerali, portano in loro quell’energia vitale
che potrà essere assorbita dal mondo vegetale e dagli esseri viventi appartenenti alla
biosfera. E’ come se questa coscienza permeasse un macrorganismo (anche se non organismo
biologico, come normalmente s’intende). Ma le possibilità di percezione di questo
mondo sono estremamente limitate ed è quindi parallelamente limitata la sua
possibilità di percezione cosciente. In questo livello ogni parte fa
parte del tutto e ne è partecipe,
in uno stato di oggettività incosciente. C’è un fatto che
potrebbe essere preso come prova di ciò. Quando viene estratto da
una cava un blocco di marmo,
questi può essere lavorato in modo relativamente facile durante i primi giorni, dopodiché
indurisce a tal punto che la sua lavorazione diventa estremamente
difficoltosa. Lo sanno bene gli scultori, che devono compiere la loro
opera in pochi giorni.
Pensandoci bene è come se una parte di pianta fosse stata staccata
dalle sue radici. Non potendo
più attingere alla fonte di vita, si secca e muore. Il marmo “sradicato” dalla
cava diviene proprio così: secco e morto. Ogni parte, in pratica, è
come se vivesse tramite una “anima di gruppo”. E’ quell’energia comune che unisce e guida
gli esseri tra loro simili e che appartengono ad uno stesso gruppo. Si può osservare
nelle piante come negli animali. A tal proposito è
interessante menzionare un esperimento che è stato eseguito in un campo di grano. Si è
colta una spiga da questo e, portata all’esterno del campo, la si è bruciata procurandole
quindi un evento traumatico. Si è potuto osservare che le spighe del campo nella zona
circostante a quella dalla quale era stata colta la spiga, avevano
risentito dell’evento,
appassendosi. Quindi è come se tutto il campo fosse sintonizzato su
una stessa frequenza. Come se le
spighe fossero cellule appartenenti ad uno stesso organismo e ciò vale anche per i boschi,
i prati, le foreste e tutti i gruppi composti da individui tra loro simili. A mano a mano che
l’evoluzione progredisce questi gruppi diventano maggiormente indipendenti dal contatto
diretto con la terra, cominciando a staccarsi da essa. Si vengono così a formare gruppi di
individui, che però continuano ad agire fino ad un certo grado di evoluzione nello stesso
modo. Vedi i branchi di pesci o gli stormi di uccelli, che si muovono all’unisono,
quasi come se un’unica mente li guidasse. Gradualmente, come avanzano evolutivamente,
cominciano a staccarsi dal gruppo: sono i capo branco e gli animali solitari. E’
allora che, grazie all’impiego dei sensi e all’esperienza
soggettiva, comincia a nascere
l’individualità. Comincia a farsi strada nella nebbia, l’Io. Si
giunge così allo stato di
soggettività cosciente che caratterizza l’attuale stato di
evoluzione umana. Uno stadio di coscienza
che può però portare all’egoismo, individualizzando la personalità a tal punto
da far credere all’individuo di essere unico, quando non
addirittura superiore ed estraneo a
quanto lo circonda. E’ sì unico e irripetibile, ma nella stessa misura in cui è unico e
irripetibile quello stelo d’erba in mezzo ad una sconfinata
prateria, mentre invece anche
l’individuo fa parte di un gruppo umano, che è a sua volta
inserito in tutto l’esistente. E’
per questo che molti individui perdono, a livello mentale e sensoriale, il contatto con la natura
che li circonda e nella quale comunque sono sempre inseriti. Ognuno di noi è simile a
chiunque altro, non essendovi diversità tra Razza, casta, ideologia o colore.
Questi sono solo mezzi che adopera una mente limitata per illudersi
di essere unico e diverso
dagli altri. Questa forma di presunzione ed ignoranza fa credere a molti individui di poter
trascendere dalle invisibili ma sempre presenti leggi che governano la natura. Ma
queste leggi sono imprescindibili dall’esistenza stessa ed è ad esse che l’uomo dovrà
tornare se vuole continuare a crescere nella coscienza e nell’equilibrio. Una
coscienza che si dovrà quindi ampliare fino a comprendere, in quanto facentene parte, tutta la
natura e l’esistente. Partendo dapprima dal
piccolo gruppo di appartenenza ed ampliandosi man mano fino all’intero genere
umano, senza distinzioni di sesso, ideologia, Razza o colore. Questo
sarà il punto di partenza per
comprendere come anche lo stesso uomo e lo stesso pianeta nel quale vive, siano solo
una delle molteplici forme che ha assunto l’Assoluto per
esprimersi. Ascendendo quindi ai
superiori livelli e piani spirituali, fino a raggiungere quel livello
di Coscienza Cristica che ci
permetterà il ritorno ad una comunione cosciente con la Fonte e la Sintesi del tutto: lo
stato di oggettività cosciente.
6) Le ruote più antiche
rotearono in basso ed in alto, gli ovuli materni riempivano il tutto. Vi furono
battaglie combattute fra creatori e distruttori e battaglie
combattute per lo spazio; il seme
appariva e riappariva continuamente. Le ruote più antiche
sono i primi nuclei planetari, la cui parte fisica (il basso) fu
generata da una similare
controparte energetica e spirituale (l’alto). L’energia vitale
riempiva tutto lo spazio ma poteva
manifestarsi solo nell’ambiente più adatto a riceverla. In questo periodo di plasmazione
della materia la vita appariva e spariva continuamente, conformemente alle
continuamente mutevoli condizioni ambientali. Sembra che di questi
processi fossero responsabili delle entità (a questo livello di evoluzione non si può
sapere se fisiche o spirituali) e delle battaglie combattute menzionate nel testo,
nulla ci è pervenuto né dalla storia né dalla leggenda. Potrei semplicemente
ipotizzare che vi siano delle entità alle quali è legato il
processo evolutivo della materia e
ad esse, per la legge di equilibrio e contrapposizione, se ne oppongano altre che
cercano di mantenere la stasi nell’evoluzione: l’eterna lotta tra
il bene ed il male. E’ sempre comunque tra
queste due forze opposte che si attua qualsiasi crescita.
7) Fa i tuoi calcoli o
Lanu se vuoi l’età precisa della tua piccola ruota. Il suo quarto raggio è la nostra
madre. Raggiungi il quarto frutto del quarto sentiero di sapienza che conduce al Nirvana e
comprenderai, poiché vedrai. La ruota a cui ci si
riferisce potrebbe essere Malkhut, in quanto livello energetico in
cui domina la materia con
tutte le sue forme. Tra queste è la forma umana (quarto raggio in quanto susseguente alle
forme: minerale, vegetale e animale, sulla scala dell’evoluzione). Il quarto frutto del
quarto sentiero è la bodhi, l’illuminazione che si raggiunge nello
stato più elevato dello yoga,
ove si apre il terzo occhio (l’occhio aperto di Dangma). Il che darebbe l’accesso
veggente ai piani dell’Akasha. Dicendo “la nostra
madre” anche l’interlocutore si pone nello stesso piano di Lanu
ma, in quanto maestro, ad un
livello più alto quindi oltre il livello umano al quale il discepolo appartiene.
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