Il cammino Tolteca IV

Il Potere delle Azioni: il cambio "di colpo!"

Il potere dell’azione generata da un intento inflessibile come quello dato dal senso della propria Morte imminente, fa in modo che attraverso tutte queste tecniche, il guerriero arrivi ad un Cambio repentino e Totale.. senza neanche accorgersene. Un giorno semplicemente, si “ritrova” cambiato.
Estratti da libri di Castaneda
Questo non vuol dire che devi preoccuparti per la tua morte; si tratta di usarla. Poni attenzione sul laccio che ti unisce alla tua morte, senza rimordimenti, tristezza o preocuppazione. Poni la tua attenzione sul fatto che non hai tempo e lascia che i tuoi atti fluiscano in accordo a questo; che ciascuno dei tuoi atti siano la tua ultima battaglia sopra la tierra. Solo sotto tali condizioni
avranno i tuoi atti il potere che gli corrisponde. (vedesi paragrafo sul Non-Fare).
Altrimenti saranno, mentre vivi, gli atti di un uomo timido; la timidezza non sarebbe così terribile se fossi un essere immortale, però se vai a morire non c'è tempo per la timidezza, semplicemente perchè la timidezza ti fa afferrare a qualcosa che solo esiste nei tuoi pensieri. Ti culla mentre tutto sta in calma, però dopo il mondo di pavore e di mistero apre la bocca per te, come la apre per ognuno di noi; allora, ti rendi conto che i tuoi cammini sicuri, niente avevano di sicuro. La timidezza c'impedisce di esaminare la nostra sorte come umani. Como uomo, meriti tutto quello che è nella sorte degli uomini: allegria, dolore, tristezza e lotta; però, la natura dei tuoi atti manca d'importanza se non attui come un guerriero. Nostra sorte come umani è apprendere ed essere lanciati a mondi nuovi e inconcepibili.
Attendere esperienze che appartengono ad un altro tempo e ad un altro animo, è dar loro un'importanza che non hanno; significa togliercela a quello che sta succedendo ora. Un guerriero non può in nessun modo permettersi questo. No c'è futuro; il futuro non è altro che una forma di parlare. Per un guerriero solo esiste il "qui" e l'"ora". Un guerriero non può in nessun modo lamentarsi per non essere da un'altra parte, perchè vive la sfida che gli sta occorrendo qui e adesso, in questo precisissimo istante sei circondato dall'eternità; montati su questo momento e usalo per arrivare fino alla totalità di te stesso, fino all'infinito in qualsiasi direzione.
C'è una semplice cosa che non va bene in te: credi di tenere molto tempo. Credi che la vita va a durare per sempre. Che aspetti? Perchè dubitare in cambiare? Vuoi continuare ad essere lo
stesso anche a costo del tuo benessere.. Quello che stai facendo ora, può benissimo essere il tuo ultimo atto sopra terra; può benissimo essere la tua ultima battaglia. Non c'è potere al mondo capace di garantire che potrai vivere ancora un solo istante di più. Non abbiamo tempo amico mio; nessuno di noi lo ha.
Il cambio non si procura mai "per gradi"; occorre "tutto d'un tratto", producendo un cambio totale. Io ti sto preparando per questo cambio, però non sei cambiato per niente e [(proprio)] per questo credi di star cambiando poco a poco. Però chissà, magari un giorno di questi ti sorprendi "cambiato" di repente, senza alcun preavviso. Io so che le cose vanno così per questo non perdo il mio interesse in convincerti.
Non abbiamo nessuna garanzia che le nostre vite vadano a durare indefinitivamente. Ho appena finito di dirti che il cambio arriva di repente, senza preavviso; alla stessa maniera arriva la morte. Si potrebbe interpretare come: riuscir a vivere ogni istante il più felicemente che si riesc'a fare. Io conosco persone veramente felici, che prestano molta attenzione alla natura dei propri atti: la loro felicità, è attuare con il conoscimento pieno che non hanno assolutamente tempo [(nè nulla da perdere)]; i loro atti assumono cosí un potere peculiare. Tutti gli atti hanno potere, soprattutto quando la persona che li realizza sa che questi sono la sua ultima battaglia. C'è una strana felicità ardente nell'attuare con il pieno conoscimento che quello che si sta facendo può benissimo essere l'ultimo atto sopra la terra. Ti raccomando meditare sulla tua vita e contemplare i tuoi atti sotto questa luce. Non hai tempo amico mio, questa è la disgrazia degli esseri umani. Nessuno di noi ha sufficente tempo e la tua supposta continuità, nella quale consiste la tua felicità, non ha senso in questo mondo di mistero e pavore. La tua "continuità" sólo ti fa timido. I tuoi atti, non possono possedere così in nessun modo, il gusto, il potere, la forza irresistibile di quelli realizzati invece da un uomo che sa di star liberando la sua ultima battaglia sulla terra. In poche parole: la tua "continuità" non ti rende nè felice, nè potente.
La nostra morte aspetta e questo stesso atto che stiamo realizzando ora può benissimo essere l'ultimo; l'ultima battaglia. La chiamo battaglia perchè è una lotta. La maggior parte della gente passa di atto in atto senza pensare. Un guerriero, al contrario, valuta ogni passo e dato che ha conoscenza intima della propria morte, procede con giudizio, come se ogni azione fosse la sua ultima battaglia. Un guerriero da, alla sua ultima battaglia, il rispetto che merita; è naturale, quindi, che nel suo ultimo atto sulla terra dia il meglio di se stesso. Cosí è piacentero; gli toglie "filo" al timore.

L' indifferenza ed il distacco: il non-"darsi" (essere spietati)

Estratti da libri di Castaneda
Quindi, per essere un guerriero un uomo deve rimanere prima di tutto e con giusta ragione terribilmente cosciente della propria morte. Però, preoccuparsi della morte forzerebbe chiunque sia di noi a focalizzare la propria attenzione su di sè; e questo è logorante. Cosicchè, un'altra cosa di cui si ha bisogno per essere un guerriero è il "distacco". (vedere paragrafo sulla Spietatezza)
Il "senso della morte" imminente accompagnata con il "distacco", invece di convertirsi in un'ossessione, si converte in indifferenza. Deve uno svincolarsi da tutto senza che questa sia un nuovo "lasciarsi andare". [(un nuovo "darsi", "abbandonarsi".. a se stesso, al vizio, al "circolo della rutine")] Come l'eremita: essere un eremita è un abbandonarsi e io non mi riferivo a questo; un eremita non è distaccato, eh.. si abbandona volontariamente a essere un'eremita. [(qui ci vuole dare l'idea di come sia giusto "seguire il cuore" e non la mente; gli impulsi del momento, piuttosto che la "ragione")] Andare per il cammino del "darsi" è andare per quello facile. Quando fai girare il mondo sull'idea che tutto è troppo per te, per i tuoi sforzi, non stai vivendo come un guerriero; è "darsi" al vizio di "abbandonarsi a se stessi". Il guerriero non si abbandona neppure alla propria morte. La morte deve lottare per averlo. [(in questo senso, un guerriero solo si abbandona allo Spirito, non è schiavo di nessun'altra cosa; sia fosse sè medesimo, con la propria "seconda" mente que c'installarono, sia fosse qualcos'altro. Non è schiavo della ragione, lo è piuttosto del "sentimento", però unicamente di quello che procede dallo Spirito. Quindi, sarebbe libero e non potrebbe essere più "preso" da esseri "parassiti" di energia, allo stesso tempo che nemmeno lui sarebbe mai più portato a "parassitare" nessuno -mago nero, pinche tirano-)]
D'altro canto, solo abbiamo due scelte: o prendiamo tutto come una certezza, oppure no. Se facciamo la prima, terminiamo morti di noia con noi stessi e con il mondo; se facciamo la seconda e cancelliamo la nostra storia personale, creiamo una nebbia attorno a noi e uno stato molto emozionante e misterioso, nel quale nessuno sa con certezza per dove salterà la lepre, nemmeno noi. Quando niente è una certezza, ci manteniamo allerta -attivi, vigili- [(con questo sentimento della "morte" che può arrivare in qualsiasi momento)] tutto il tempo. E' più
emozionante vivere cosí, che comportarci come se lo sapessimo tutto.

La "Lussuria riposata": il non-"darsi" godendo.. (follia controllata)

Ossia: non “darsi” (attaccarsi) al mondo, ma “godere” di esso.
Estratti da libri di Castaneda
Solo il sentimento della morte da all'uomo il distacco sufficente affinchè sia incapace di abbandonarsi a nulla; solo il sentimento della morte da all'uomo il distacco sufficente, affinchè sia capace di non negarsi nulla. Però un uomo siffatto, non ansia; ha acquisito una "lussuria riposata" per la vita, per tutte le cose della vita. Sa che la morte lo va cacciando e non gli lascerá tempo per attaccarsi a niente, cosicchè prova senza ansia, tutto di tutto. Non desiderare nulla è il maggior raggiungimento per un guerriero, tuttavia, nella tua stupidità, hai ampiato la tua sensazione di non voler nulla con quella di non godere di niente; cosí, la tua vita è tediosa e vuota. [(Ossia: DESIDERARE NO, però SOGNARE SI'..; in questa maniera si evitano gli eccessi, non si abusa di niente e di nessuno. Non "attaccarsi" a nulla e a nessuno, significa che tutto lo si cerca di tirar fuori da se stessi, non esaurendo le cose che si amano)]
Un uomo comune non vede niente di tutto questo; il mondo non è mai un mistero per lui e quando arriva ad essere anziano, è convinto di non avere più nulla da sperimentare e presenziare. Un vecchio non ha esaurito il mondo; ha solo esaurito quello che fa la gente; però nella sua sciocca confusione, crede che il mondo ormai non abbia più misteri per lui. Un guerriero si accorge di questa confusione e apprende a trattare le cose debitamente: le cose che la gente fa non possono essere, sotto nessuna condizione, essere più importanti che il mondo. Di modo che, un guerriero tratta il mondo come un interminabile mistero; e quello che lui e il resto della gente fa, come un'interminabile follia. [(ancora una volta: "rompere lo specchio della nostra mente", la seconda che c'installano, che ci fa fermemente creare e credere l'illusione del contrario. Si utilizzano le tecniche descritte prima, visto che "la mente" non può domarsi e trascendersi con la "mente" stessa.. Per questo, non è l'"IDEA" della morte quella che "muove" il nostro "punto di unione", ma piuttosto il "SENTIMENTO" che si ha di essa, quando la "sentiamo" veramente insomma. E' una manovra di "agguato", che si porta a termine completamente utilizzando la Ricapitolazione e la Spietatezza. Se qualcuno non riuscisse a viverla e a sentirla in questo modo, non gli servirebbe a nulla e dovrebbe allora cercarsi qualcos'altro che gli provochi un forte "sentimento" capace di "muovere" il suo Punto di Unione. Lo stesso don Juan, dirà a Carlos che poteva intentarlo cercando di utilizzare la "poesia" per farlo, visto che con lui non funzionava la morte)]

Il Potere delle Decisioni: farsi Responsabili

Estratti da libri di Castaneda
Un uomo distaccato [(indifferente/spietato)], che sa che non ha possibiltà di ponergli limiti alla sua morte, solo possiede una cosa che lo supporti: il potere delle sue decisioni. Deve essere, per così dire, il "proprietario", il padrone, della sua scelta. [(normalmente la "seconda mente" foranea che c'installano, quindi "l'essere inorganico" che ci sta dietro, è il "padrone")] Deve comprendere per completo che ogni sua scelta è una sua responsabilità [(così non si esaurisce nel darle la colpa agli altri)]; e, una volta che sceglie, non rimane tempo per le recriminazioni, nè per i lamenti. Le sue decisioni sono definitive semplicemente perchè la sua morte non gli da tempo di aderirsi a niente. [(questa è una manovra di Agguato, nella quale si utilizza la morte per dare uno strattone al Punto di Unione e far muovere la nostra percezione nel punto esatto nel quale "tutt'i nostri io" interni diventino uno di maniera costante; ossia: si mantengano così sempre. In questo modo, la nostra energia "è libera" di fluire e non ci riduciamo a "succhiarla" artificiosamente dall'esterno, alla gente o alle cose, perchè non ne abbiamo bisogno se questa ci arriva "naturalmente" da dentro)] In un altro passaggio dei libri, don Juan spiega a Castaneda che proprio per essere coerente con le proprie parole, si deve il fatto che la Morte conceda al guerriero un trattamento "di favore", permettendo e lasciandogli il tempo di eseguire la sua "ultima danza". La parola è sacra quindi, per un guerriero. Questo concetto è così importante e tanto basilare, da venire poi ripreso dallo scrittore Miguel Ruiz per la formulazione del suo "Primo Accordo".
Ti sei lamentato tutta la tua vita perchè non ti fai mai responsabile delle tue decisioni [(ossia, non agisci dal tuo "io" vero, o con tutt'i tuoi "io" interni unificati)]. Il cammino del guerriero è armonia: l'armonia tra le proprie decisioni e le proprie azioni [(coerenza)]. Un guerriero prende in considerazione tutte le possibilità e poi sceglie in accordo con la propria predilezione intima. Una regola basica per un guerriero è prendere le proprie decisioni con tanta cura, da fare in modo che nulla di quello che possa venire come risultato, sia capace di sorprenderlo; e molto meno di menguare il suo potere. Decidere non significa eleggere un momento arbitrario; decidere significa che hai messo il tuo spirito in ordine impeccabile e che hai fatto tutto il possibile per essere degno del conoscimento e del potere. Preoccupati e pensa pure quanto vuoi prima di prendere una qualunque decisione; però una volta che lo fai, lasciati andare libero da preoccupazioni e da pensieri. Ci saranno ancora un millione di decisioni che ti aspettano. Questo è il modo del guerriero.
Un guerriero accetta la responsabilità delle sue azioni, per quanto triviali possano essere. Uno
apprende ad agire come guerriero attuando; non parlando nè pensando. L'unico cammino possibile per un guerriero è attuare direttamente e senza riserve. Ormai dovresti già aver assunto la piena responsabilità, e l'idea di star in balia del vento [(ossia: sotto il "controllo" di qualcuno, o di "qualcosa")] dovrebbe essere inammissibile [(dire, "per colpa di.." è ammettere di fatto il nostro "non-controllo"; e rassegnarsi ad esso: questo, è "abbandonarsi". Arrendersi; non "lottare" più; non essere più "guerriero", ma "vittima". Ci trasformiamo in dei "pinches tiranos" come tutti gli altri magos negros, succhiandole energia alla gente perchè non siamo più ormai nelle condizioni di farla uscire dallo Spirito e da noi stessi)]. Quando un uomo decide di fare qualcosa, deve andare fino in fondo, ma deve accettare la responsabilità per quello che fa e poi andar avanti con le proprie azioni senza avere dubbi ne rimorsi. Guarda me, non ho dubbi nè rimorsi; tutto quanto faccio è di mia predilezione e mia responsabilità. La morte mi da la caccia e per questo non ho posto per i dubbi. Se dovrò morire per qualcuna delle mie azioni, allora morirò. Tu, invece, ti senti immortale e le decisioni di un immortale possono cancellarsi, lamentarsi o mettersi in dubbio. In un mondo dove la morte è il cacciatore, non c'è tempo per lamentazioni e dubbi. Solo c'è tempo per decisioni. Farci responsabili delle nostre decisioni è essere disposti a morire per esse; non importa quale sia la decisione [(qui si può leggere anche: non abbia importanza che sia essa di tipo BUONA o CATTIVA)]. Niente potrebbe essere più serio, nè meno importante di qualsiasi altra cosa. In un mondo dove la morte è il cacciatore, non ci sono cose grandi nè piccole; solo ci sono decisioni alla vista della nostra morte inevitabile.
Cosí, con la coscienza della sua morte, con il distacco e con il potere delle sue scelte [si potrebbe interpretare anche: di fare le proprie scelte], un guerriero arma la sua vita in maniera strategica. La vita per un guerriero è un esercizio di strategia; vive strategicamente e giammai porta carichi che non può sopportare. Un guerriero procede sempre come se avesse un piano perchè confida nel suo potere personale. L'allegria di un guerriero gli arriva dall'aver accettato pienamente il suo destino e dall'aver calcolato in verità ciò che lo aspetta. Il conoscimento della sua morte lo guida, gli da coraggio distacco e una lussuria riposata; il potere delle sue decisioni definitive gli permette di poter scegliere senza lamentazioni e quello que sceglie è sempre strategicamente il meglio. Cosí, compie con gusto ed efficenza lussuriosa tutto quello che deve fare.
Non hai mai accettato la responsabilità di stare qui in un mondo tanto impenetrabile. Credere che il mondo sia solo come tu lo pensi, è una stupidaggine. Il mondo è un luogo sacro e misterioso e non concede facilmente i suoi segreti. E' probabile che attualmente il mondo per te non sia strano perchè quando non ti annoia, sei enemistato con lui. Per me è strano, perchè è stupendo, pavoroso, misterioso, impenetrabile. Il mio interesse è stato quello di cercare di convincerti che devi assumere responsabilità per stare qui in questo mondo meraviglioso; in questo meraviglioso tempo. Ho voluto convincerti del fatto che devi apprendere a toccare il mondo con lo stesso tatto con il quale si osserva un mistero. Questo è un mondo strano; le forze che guidano gli esseri umani sono imprevedibili, pavorose, però il suo risplendore è degno di "vedersi".
Il mondo è tutto quello che sta incastonato qui nel suolo; la vita, la morte, la gente, il potere e tutto quello che ci circonda. Il mondo è incomprensible; giammai lo capiremo; non scopriremo mai i suoi segreti. Per questo, dobbiamo trattarlo come quello che è: un assoluto mistero! Bisogna farsi responsabili per stare in un mondo tanto strano e misterioso. Non ti sforzare a volerlo risolvere. Il mondo è un mistero. Questo, quello che stai guardando, non è tutto quello che c'è; nel mondo ci sono molte più cose; tante che... che è interminabile. Devi apprendere a fare che ogni atto conti; beh.. resterai qui solo un tempo corto; di fatto molto corto per presenziare a tutte le maraviglie che esistono.

"Essere Impeccabili": la Sfida costante del Guerriero

Estratti da libri di Castaneda
Un guerrero, non può lamentarsi; la sua vita è una sfida interminabile e non vi è maniera che le sfide siano buone o cattive: le sfide, sono semplicemente sfide. La differenza basica fra un guerriero e un uomo comune, è che un guerriero tutto lo prende come una sfida mentre un uomo comune prende tutto come una maledizione o una benedizione. Prendere il tuo mondo quotidiano come una sfida provoca che tu riunisca potere personale; fare il contrario, che ti esaurisca. Davanti alla sfida costante della tua vita devi spingerti sempre oltre i tuoi limiti; e centrar la tua attenzione nel mondo attorno a te, prima che in te stesso. Se ad ogni sfida della tua vita tu vai spietato e pronto a morire, non ci saranno cadute nè sorprese sgradevoli, nè azioni innecessarie. Tutto cadrá soavemente al suo posto, perchè tu non ti stai aspettando niente.
L'importante è che un guerriero sia impeccabile. L'impeccabilità è in verità l'unico atto che è libero e, por ciò, la vera misura dello spirito del guerriero. Un guerriero è nelle mani del potere e la sua unica libertà è scegliere una vita impeccabile o meno. L'impeccabilità è fare il meglio che si può sempre, in qualunque cosa. Un guerriero confida nell'impeccabilità del suo spirito e soprattutto, rimane al tanto della sua efficienza. La chiave dell'impeccabilità è il senso di avere o non avere tempo. Per regola generale quando ti senti e agisci come un essere immortale, che ha tutto il tempo del mondo, non sei impeccabile. Per un guerriero solo vi è tempo per la sua impeccabilità; tutto il resto mengua il suo potere; l'impeccabilità lo rinnova. Come ti ho già detto, un guerriero si spinge sempre più in là dei suoi limiti, in questo modo evita essere vittima del primo contrattempo che gli capita; inoltre, sempre si assicura che tutto stia in ordine come parte della sua condotta impeccabile.

I Quattro Accordi Toltechi

L'autore Miguèl Ruìz, non entra in definizioni "metafisiche" o "energetiche" come Castaneda o Domingo Delgado; egli affrontanta il tema più dalla propspettiva "psicologica" ed etica propriamente detta. Dandoci una catalogazione di principi "morali" da seguire, per colui che voglia intraprendere una corretta "arte di vivere" basandosi sulle fondamenta e nelle radici tolteca. Il suo contesto, è quello di una persona nata in seno ad una famiglia di tradizione "nagualica": con una madre "curandera" ed un nonno "nagual"; questo lo avrebbe fatto desiderare tornare, dopo essersi allontanato per un tempo negli USA, per la diffusione di questo antico conoscimento. Non sarebbe tuttavia, un "integrante diretto" parte della "partita di un Nagual" così come ce la descrivono nei suoi libri gli autori già citati. Detto di un'altra forma, non formerebbe parte di un "lignaggio nahualico" essendo questo perpetuato non per linea genetica, ma basato sui "segnali ed auguri dello Spirito" che un guerriero sempre cerca di "vedere" e interpretare, per poter così conformare la sua "azione nel punto zero" del quale ci parla Taisha; che vuol dire: "allineare" la propria volontà a quella dello Spirito.
Il "Primo-Accordo"
Onora la tua parola.
Sii coerente con le tue azioni. Sii impeccabile con quello che dici.
Il "Secondo-Accordo"
Non prendere NULLA personalmente.
Nè la peggior offesa, nè il peggior malgarbo. Nè la più grave ferita, devi prenderla in maniera personale. In realtà, la persona che ti attacca solo sta attaccando se stessa. Tu solo sei un "suo specchio"; lui non ti "vede". Come puoi pensare che stia interessato quindi veramente in te? Il problema è suo, non tuo.
Il "Terzo-Accordo"
Non pre-supponere.
Non dare nulla per scontato, per "supposto".
Se hai un dubbio, chiarificalo.
Se sospetti, domanda.
Supponere ti fa "inventare" storie incredibili che solo invelenano la tua anima ed esistono nella tua mente, dato che NON HANNO FONDAMENTO. Come potrebbero? Se tu non "vedi" veramente al mondo. Non lo dare per scontato, il mondo è un mistero. Bisogna adottare lo stato d'animo e l' Umiltà del Guerriero per riuscirci, non l'arroganza e la presunzione dell'uomo comune.
Il "Quarto-Accordo"
Fai sempre il meglio che puoi. Sii impeccabile, con tutto il tuo essere. Se sempre dai il meglio di te, non potrai mai recriminarti nulla, nè pentirti di niente.

'Kinam': il Vangelo Toltec

L'autore di Kinam, Frank Diaz, ci scrive più sugli aspetti "culturali" della tradizione del paese, prendendo soprattutto dati da delle recentissime scoperte archeologiche, per sviluppare le sue premesse e definizioni. Il quale ci fa capire, come si muova in un contesto assai differente da quello fin'ora trattato: più "accademico" e "storico" diciamo così, prima che "esoterico".

Altri autori
Domingo Delgado Solorzano, per lo meno in questo suo primo libro pubblicato alla data in cui scrivo, (El Nahual de cinco puntas), è colui che maggiormente si concentra nelle definizioni e premesse metafisiche e energetiche, tanto le sviluppa infatti che quasi non parla dell'etica esteriore che bisognerebbe avere. Anzi, molto spesso il suo tono è talmente pessimistico su questo punto (ricordiamoci che sta solo fedelmente "riportando" il pensiero di quel particolare "lignaggio", il modo di pensare che terrebbero nelle loro vite) da far pensare che, forse a proposito, abbia preferito ometterlo. Gli altri autori nuovi invece citati nella bibliografia, includendo fra questi anche Enrique Rojas Paramo autore di "Nerea" (il quale, a differenza di altri, formerebbe invece sì parte di una "partita di Nahual" e un lignaggio distinto -sia a quello di Carlos che di quello di Domingo Delgado- lignaggio del quale si fa portavoce), maneggiano concetti molto vicini e simili a quelli della denominata New Age. Cosicchè, non li trattiamo qui.

Esercizi corporali

I Passi Magici-Tensegrità secondo Carlos Castaneda e la Corpofilia di Domingo Delgado
Contenuto estratto dal libro e tradotto  - "El nahual de cinco puntas" Autore: Domingo Delgado Solórzano.
"Il corpo fisico, la parte solida dell'energia del bozzolo luminoso, deve incorporarsi al resto delle sue parti, disminuendo la sua oscillazione vibratoria. I percettori seguirono l'aspetto solido della regola, con un sistema di resistenza progressiva ad alta intensità di spinte e tiranti, chiamato "quanimec", il quale io ho chiamato arbitrariamente "corpofilia". Molto simile agli sport dell'"halterofilia", in combinazione con i sollevamenti di potere e il fisicoculturismo. Variando l'approccio vibratile e l'intensità, in relazione all'aspetto ludico e atletico attuale."

Neo-sciamanesimo

Anche se spesso si tende a far inquadrare l'ottica castanediana sotto il filone comune detto "neosciamanesimo" va fatto notare qui, pur tuttavia, che se stiamo alle fonti contenute nei libri citati, si tratterebbe piuttosto di un'antico sapere "riesumato", di una cultura che lo praticherebbe da secoli. Non sarebbe quindi perció del tutto esatto, se questo fosse vero, considerarla come tale; dato che, come dice la parola stessa, "Neo"-"Sciamanesimo" indica una "Nuova" forma o versione dell'antica arte sciamanica, mentre qui invece, come s'è fatto notare nel corso della trattazione, si tratterebbe piuttosto di una frangia alquanto particolare dello Sciamanesimo classico, ma pur sempre antica e a tutt'oggi praticata, da quei pochi ceppi etnici sopravvissuti di tali tradizioni. Molto più corretto, quindi, è specificare quale dei due rami in cui questo movimento è venuto a trovarsi diviso risulta essere, ora, più vicino alla categoria "neosciamanica": per definizione, quello dei corsi stile e stampo new-age, proprio perché un tentativo molto "occidentalizzato" di far rivivere certe pratiche e discipline che, a parere di molti, possono sopravvivere solo nel loro 'habitat' originario; tolte dal quale, non sarebbero altro che non delle "trovate" in più, a detta di molti,solo per spillare soldi alla gente. Carlos Castaneda si riferisce generalmente ai Toltechi come ai "conservatori di segreti", nel suo libro il Secondo Anello di Potere. Un dettaglio storico forse importante è che, nel panteón della cultura tolteca, risultavano ugualmente venerati sia Tezcatlipoca che Quetzalcoatl; mentre spesso nel movimento New-age sorto con Castaneda si lascerebbe da parte Tezcatlipoca. Anche se entrambi furono poi assimilati dagli Aztechi, in questi gruppi New-Age si darebbe troppa enfasi a Quetzalcoatl, dimenticando che questo, come dio, fu incorporato solo coi Cicimechi.

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